Comunicato stampa di ArciLesbica

Sulle dichiarazioni della Sindaca di Torino Appendino, che ha registrato alla nascita la figlia di una coppia di donne e vorrebbe fare altrettanto con coppie di uomini… da dove hanno preso il neonato?

SI NASCE DA MADRE, NO A FALSE SIMMETRIE
ArciLesbica accoglie con grande soddisfazione la notizia della registrazione all’anagrafe del figlio voluto da una coppia di donne e partorito da una di loro, che ha di fatto conferito la genitorialità alla sua compagna.
Il diritto non può essere neutro nelle questioni legate alla procreazione, dove i corpi e le loro relazioni nella filiazione sono diversi per maschi e femmine: contributo del seme versus relazione fisica, psicologica e sociale della gravidanza, e atto di potenza e coraggio del parto.
Il principio antico della legge romana “il padre è colui che ha sposato la madre” e “la madre è colei che partorisce”, legge su cui si basa il nostro diritto, può essere fatto valere nelle situazioni odierne in cui finalmente è socialmente possibile che una donna condivida la propria esistenza con un’altra donna. La maternità, scelta e voluta all’interno della coppia, anche di diritto dovrebbe conferire un pubblico riconoscimento a chi la madre ha scelto come compagna nel suo percorso di vita.
Sarebbe ovviamente assurdo usare una falsa simmetria (di corpi e relazioni non uguali!) per affermare che un padre biologico, che non ha avuto la primaria relazione con il figlio partorito da un’altra, possa conferire alcunché.
Ribadiamo che non esiste una cosa chiamata “omogenitorialità”, perché le coppie di donne possono avere figli solo con il seme di un terzo, estraneo alla coppia, mentre le coppie di uomini non possono rimanere gravide e poi partorire.
Di fatto e di diritto, il riconoscimento di due uomini soli e del figlio di uno di loro come famiglia all’anagrafe significherebbe incoraggiare i gay facoltosi a utilizzare la strada aperta all’estero del pagamento di una donna perché si separi dalla sua prole, commissionata per l’occasione. Questo va contro il diritto corrente, i diritti umani delle donne, l’autodeterminazione femminile, ridotta ad assenso retribuito per l’abbandono programmato di neonati.