Qui, tradotto da Ugo Bardi, un discorso di Francesca Albanese a Bogotà per la riunione del Gruppo dell’Aia: https://ugobardi.substack.com/p/il-discorso-di-francesca-albanese E qui il suo rapporto all’ONU: https://www.un.org/unispal/document/a-hrc-59-23-from-economy-of-occupation-to-economy-of-genocide-report-special-rapporteur-francesca-albanese-palestine-2025/
di Jennifer Bilek L’articolo più importante per comprendere i termini della questione “gender”, e capire meglio dove schierarsi (se si hanno interessi nell’industria farmaceutica o digitale, o si è convinti transumanisti, Bilek non farà cambiare idea). Scarica e leggi in italiano
L’8 marzo accomuna da più di un secolo chi vuole la libertà delle donne, quindi ci sentiamo coinvolte in questa data. Da alcuni anni, tuttavia, proviamo sconcerto per l’uso di parole neutre a base di asterischi: come può essere celebrata la giornata delle donne, se si rifiuta la parola “donna”? E l’estetica truce dei cortei, con i fumogeni e a volto coperto, non fa pensare al femminismo che è conflittuale, ma non violento. La rivoluzione delle donne è e rimane nonviolenta, fa leva sulla presa di coscienza soggettiva e sul partire da sé.
In Italia i temi dell’8 marzo ormai classificano l’umanità in base al grado di oppressione. Può sembrare un modo solidale di fare giustizia, di non lasciare indietro nessuno e di dare priorità ai bisogni più gravi, ma così si ricalcano conflitti che oppongono storicamente tra loro gruppi di uomini, non si mettono al centro le donne. Tutte siamo state educate ai valori universali che fanno apparire insufficiente occuparsi di una parte invece che di tutti e siamo state abituate a mettere gli altri prima di noi: sarà questo che fa considerare riduttivo il femminismo se non si fonde nelle lotte a favore di altri? Si propone allora un femminismo del 99% in marcia contro l’1% dei privilegiati, ma in questo magma proprio le donne rischiano di scomparire.
In questa Lettera aperta mettiamo a fuoco alcuni concetti per aprire una discussione, da tempo soffocata.
Donna
Monique Wittig definiva “donna” l’adulta destinata alla relazione con l’uomo, accuditiva e subalterna, madre dei figli di lui, e concludeva provocatoriamente che le lesbiche non sono donne, ma non intendeva dire che le lesbiche sono trans, bensì che si sottraevano a quanto previsto per loro dal patto sociale. Noi definiamo donna “un’adulta umana di sesso femminile”: essere donna non è un sentimento, ma un dato di realtà.
In ogni parte dei paesi del mondo, è il nascere donna che espone a un pesante fardello di obblighi, limitazioni e violenze. Il femminismo ci ha insegnato l’amore femminile per la madre, che la genealogia maschile ci spinge a negare.
Il nuovo linguaggio neutro che cancella la nostra esistenza con simboli astrusi (asterischi, schwa, chiocciole) non tiene conto della forza delle relazioni tra donne di ogni età, fatte di riconoscimento reciproco e anche di gratitudine.
Sesso e genere
Il movimento delle donne e delle lesbiche si è ribellato fin dalle origini alle norme tradizionali di genere che ci vogliono graziose e disponibili, combattendo i ruoli patriarcali cristallizzati (i generi). Siamo favorevoli a tutte le più varie espressioni di genere e sappiamo che spesso quelle trasgressive aiutano a decostruire la fissità dei generi, tuttavia il sesso è la biologia del nostro corpo. Negli umani ci sono solo due sessi, il maschio e la femmina – gli intersessuali sono eccezioni, non rappresentano tanti altri sessi, ma semplicemente un diverso sviluppo e una diversa combinazione dei caratteri femminili e maschili. Per inciso, gli intersessuali chiedono giustamente di non subire fino alla maggiore età interventi chirurgici miranti a stabilirne arbitrariamente il sesso, accettando solo quelli necessari per la salute, perché nessun corpo sano andrebbe mutilato.
Anche i generi sono due, perché corrispondono alle norme culturali che gli uomini hanno imposto alle donne e a sé stessi per mantenere il loro potere. Liberandoci dal genere, cioè da quanto ci viene imposto spacciandolo per “naturale per una donna”, contribuiamo a produrre nuovi rapporti sociali più giusti per tutti oltre che per tutte.
Transgenere
Trans-misoginia, trans-cidi, trans-femminismo sono concetti che sovrascrivono misoginia, femminicidi, femminismo. Le sinistre da sempre difendono i vulnerabili e sembrano oggi dare centralità ai corpi trans, denunciano ad esempio le leggi che non li includono negli sport femminili. Ma chi si cura del diritto delle atlete a competizioni giuste? Vincere un torneo è il traguardo di chi fa sport e comporta premi e borse di studio. Perché le donne dovrebbero privarsene a favore di persone trans? Essere solidali non è essere sacrificali.
In Italia una legge sul cambio di sesso è già disponibile per le persone che ne hanno bisogno. Il movimento omosessuale si è battuto contro le terapie di conversione, ma ora vediamo con orrore tante adolescenti e perfino preadolescenti che non si conformano alle norme di genere (come parecchie di noi da piccole) chiedere di essere convertite in “uomini” a suon di farmaci, senza che si dica loro che cambiare sesso è impossibile e che se continuano su quella strada saranno medicalizzate a vita, e senza tener conto delle e dei detransitioner, persone trans pentite che adesso cercano di tornare indietro da interventi irreversibili.
Inclusione
È una bella parola, inclusione. Sembra aprire nuovi orizzonti di uguaglianza e amicizia, ma purtroppo le sue conseguenze non sono sempre così positive. Le soggettività hanno bisogno di spazi autonomi, senza uno spazio tutto per noi non sarebbe esistito il femminismo né il movimento lesbico, come altri movimenti di liberazione.
Nel 2023, in nome dell’inclusione, associazioni femminili come UDI e ArciLesbica sono state messe di fronte a una scelta obbligata: o permettere l’iscrizione anche agli uomini, o non essere iscritte come associazioni di promozione sociale del RUNTS (registro unico nazionale del terzo settore) e declassate in una sezione diversa. Ecco cosa fa l’inclusione: per difendere il diritto di “tutti” (leggi: degli uomini) a partecipare a tutto, si discriminano le donne, il nostro diritto di associazione, di riunione, si espressione.
Prostituzione, non “lavoro sessuale”
Le donne non sono “vittime” da salvare, tuttavia il dominio maschile esiste e prevede l’avere accesso al corpo delle donne, anche tramite la prostituzione. Nel tardo capitalismo c’è un intreccio perfetto tra mercato e patriarcato. Il primo mantiene le donne povere e precarie rendendole prostituibili, il secondo tramanda attraverso la prostituzione le norme di genere che fondano la virilità sull’uso sessuale delle donne. L’industria globale del sesso è un business dagli immani profitti che riduce le donne a oggetti di consumo per gli uomini. Per questo la prostituzione non può essere chiamata “lavoro”. Farlo nasconde la violenza, l’altissima mortalità, la discriminazione e il razzismo estremi che comporta.
La prostituzione in Italia non è illegale, lo è il suo sfruttamento. Regolamentarla significherebbe assolvere i magnaccia e i trafficanti, legalizzandone gli abusi sulle donne intersezionalmente più vulnerabili: quelle provenienti da paesi poveri, da guerre, da violenze in famiglia, da disoccupazione.
Opporsi alla regolamentazione non significa essere contro le donne, ma contro gli utilizzatori e i mediatori. Prostituzione e pornografia sono per gli uomini un’autorizzazione ad abusare di tutte noi: vogliamo l’incolumità delle donne, anche in prostituzione, e percorsi di fuoriuscita per chi lo vuole.
GPA (gravidanza per altri)
Nei contratti di GPA nulla è gratuito. Trasformare la gravidanza in lavoro significa ridurre la nascita a merce, regolata da contratti imposti dai committenti. Le madri dette “portatrici” devono dissociarsi dalla gravidanza, cioè da se stesse. Seguite da psicologi, imparano a reprimere ogni legame con il nascituro. L’impianto di ovociti estranei e l’espianto di ovuli comportano rischi per la salute fisica e psicologica delle donne coinvolte.
Le difficoltà nel diventare genitori non giustificano il familismo amorale né l’uso del corpo femminile come strumento. Gli omosessuali, come avveniva in anni passati, possono accordarsi con donne solidali che ricorrerrano all’autoinseminazione o chiedere l’apertura delle adozioni, evitando il mercato riproduttivo. La GPA è un business con selezione delle gestanti, tariffari, aborti imposti e impedimento dell’allattamento. Ha analogie con la schiavitù riproduttiva e spesso sfrutta donne vulnerabili. Discutere di GPA non è odio, mentre vietarne il dibattito è autoritarismo e censura.
Omofobia e discorsi d’odio
Negli ultimi anni il termine “omofobia” è diventato onnipresente nel dibattito pubblico, rimbalzando dalle aule scolastiche alle dichiarazioni politiche, dalle proteste di piazza ai social media.
Potremmo rallegrarcene, ma è una vittoria apparente. Infatti questa parola è stata usata per etichettare ogni dissenso verso le richieste delle comunità LGBTQ+ su questioni come la gestazione per altri o la somministrazione di bloccanti della pubertà a preadolescenti. Se la parola “omofobia” viene usata per silenziare il dissenso non è più uno strumento di liberazione, ma di controllo. In particolare, le donne critiche verso quelle rivendicazioni sono accusate di fare “discorsi d’odio”. Non è diffamazione, insulto o minaccia dire
che nessun diritto passa per l’uso del corpo e delle funzioni fisiologiche altrui o lanciare l’allarme sui rischi per la salute delle donne sottoposte a gestazione per altri e per bambine e bambini trattati con i bloccanti della pubertà: non si invita a fare del male a nessuno, anzi si cerca di evitare che a qualcuno ne venga fatto. Etichettare questo come discorso “d’odio” significa voler restringere la libertà d’espressione.
Libertà
Oggi si spaccia per libertà vendere il proprio corpo, vendere/donare la creatura che si mette al mondo, il disporre del proprio corpo come di un abito intercambiabile o uno strumento inanimato separato da sé e si riduce il desiderio a quello individuale che può essere soddisfatto dal mercato. Ma possiamo parlare di libertà se una donna è pressata da necessità economiche? Se si mette a disposizione dei desideri altrui rinunciando al proprio? No, questo è il modello individualista proposto dalla forza manipolatrice di un capitalismo predatorio, che fa di esseri umani e desideri oggetti di consumo e condanna ciascuna alla solitudine.
Invece la libertà femminile guadagnata per tutte e tutti è libertà relazionale e non si afferma in astratto e in solitudine. Non vogliamo la parità con l’uomo preso a modello e misura di valore, ma la nostra soggettività libera, in un intreccio di relazioni inevitabilmente interdipendenti.
Solidali ma differenti
In conclusione, la nostra intenzione è sollevare interrogativi su una visione dell’inclusione e dei diritti che rischia di perpetuare sfruttamento e subordinazione delle donne a solo vantaggio del biomercato neoliberista. Consideriamo la mercificazione della vita come l’espressione più recente del patriarcato che vogliamo eliminare. Come femministe, crediamo che la lotta per la libertà delle donne passi prima di tutto dal riconoscimento della nostra differenza: non siamo né quello che gli uomini dicono di noi, né copie conformi degli uomini stessi. Il femminismo da sempre sfida i ruoli imposti dal patriarcato.
Ci opponiamo alla guerra e rifiutiamo l’aumento delle spese militari, vogliamo un pianeta vivo e sano, in cui l’umanità possa vivere senza stenti. Vogliamo un mondo senza razzismo e senza muri. Vogliamo lavori dignitosi e paghe eque, per produrre attività e cose utili e non distruttive, nocive o fonte di inutili sprechi.
Le nostre alleanze, la nostra solidarietà verso comunità oppresse è solidarietà di donne che sanno la forza e la durata delle loro lotte, nonostante la cancellazione tentata dalla storia ufficiale. Nessuno può chiederci un’alleanza che ci obblighi a dimenticarci di noi.
Le donne sono il soggetto del femminismo. E senza femminismo non si può porre fine alla strage di donne, a tutte le violenze e mutilazioni, alla privazione dell’istruzione delle ragazze e al furto delle proprietà intellettuali, alle paghe ridotte. Il femminismo ci restituisce a noi stesse. Solo noi possiamo costruire la nostra storia e la nostra libertà.
Mettendo al centro le relazioni politiche tra donne intendiamo trasformare tutta la civiltà, per arrivare a un mondo radicalmente diverso e migliore per tutte e tutti e non solo un po’ meno ingiusto di quello attuale.
Ilaria Baldini, Silvia Baratella, Grazia Cerulli, Alessandra De Perini, Daniela Dioguardi, Flavia Franceschini, Nuccia Gatti, Lucia Giansiracusa, Cristina Gramolini, Monica Lanfranco, Anna Merlino, Laura Minguzzi, Roberta Trucco, Roberta Vannucci, Stella Zaltieri Pirola (donne in relazione nella rete Dichiariamo)
Apprendo ora da Stop 5G di Maurizio Martucci la scomparsa di questo gigante – ma i media parlano così solo degli attori, e non di chi lo è veramente stato. Riporto la sua ultima newsletter che ho ricevuto. Personalmente uso per lo più un telefono […]
Dennis Noel Kavanagh, un uomo gay, a proposito degli arcobaleni. Qualcuno lo faccia leggere a Judith Butler – anche se ormai dubito della sua buona fede avendo letto parti di “Chi ha paura del gender?”, in cui posa da vittima e travisa sistematicamente gli argomenti […]
Ho presentato alla conferenza della Women’s Declaration International a Londra il 1 aprile 2023 questa analisi del “pacchetto gender”: The diminished new subjects: trans minors, gestational carriers, sex workers, biohazard-humans. https://www.youtube.com/watch?v=4DHWpMCsYmg&pp=ugMICgJpdBABGAHKBRRkYW5uYSBnZW5kZXIgcGFja2FnZQ%3D%3D e questa disamina del caso italiano: https://www.youtube.com/watch?v=4DHWpMCsYmg&pp=ugMICgJpdBABGAHKBRRkYW5uYSBnZW5kZXIgcGFja2FnZQ%3D%3D
Neanche Il Manifesto, vergognosamente pro Harris, se ne interessa, ma la mobilitazione per la candidatura presidenziale di Robert Kennedy Jr, avvocato, fondatore del Children’s Health Defense, e autore del libro Il vero Anthony Fauci (Byoblu 2023) ha coinvolto centinaia di migliaia di statunitensi: https://www.malone.news/p/rfk-jr-full-speech-also-as-text?utm_source=substack&utm_medium=email
Il mio ultimo libro, il mio compiuto dovere civico è un libreria per Transeuropa, che così lo presenta:
Il saggio “Covidismo” rappresenta un’analisi acuta e pionieristica degli eventi mondiali degli ultimi anni, offrendo una prospettiva internazionale rivelatrice e poco diffusa nella letteratura italiana. Attraverso una disamina accurata e argomentata, l’autrice presenta una visione che va oltre il mero racconto degli avvenimenti legati alla pandemia, esplorando i sottili dettagli dei postulati del ‘covidismo’ e il loro impatto sulla società contemporanea. L’analisi approfondita rivela un quadro complesso di manovre politiche e socioeconomiche, evidenziando la connessione tra l’emergenza sanitaria e il consolidamento del potere di entità multinazionali, come Big Pharma e Big Tech. L’autrice delinea con precisione la trasformazione dello stato di “emergenza covid” in un regime di “covidismo”, in cui il concetto di sicurezza biologica diviene strumento per giustificare interventi drasticamente restrittivi sulla vita sociale ed economica. Questa trattazione si rivela un’analisi illuminante sul modo in cui il potere costituito ha abbracciato tali misure per servire i propri interessi, suscitando nel pubblico l’accettazione di una narrazione predefinita. Un aspetto di particolare interesse è l’esplorazione dell’ipotesi depopolazione, che sfida le politiche demografiche attuali. L’autrice solleva interrogativi significativi e incisivi, portando il lettore a considerare la possibilità di una visione alternativa sul futuro demografico e sulle conseguenze delle attuali politiche globali. Un’opera imprescindibile per coloro che desiderano comprendere appieno il contesto attuale e il suo impatto sul futuro dell’umanità.
E’ uscito il nuovo lavoro del politologo Kees van der Pijl, che ho curato e con mia introduzione https://www.asterios.it/catalogo/la-pandemia-della-paura
Murgia, queer e “gravidanza surrogata”. È uscito, postumo, Dare la vita, il libro di Michela Murgia che raccoglie le sue riflessioni su maternità, famiglia, leggi, soprattutto in relazione a quella che lei chiama “gravidanza surrogata”, di cui vorrebbe l’introduzione in Italia, a particolari condizioni come […]
Due
capitoli su “cis”tradotti da Female
erasure. What You Need To Know
About Gender Politics’ War on Women, the Female Sex and Human Right a cura di
Ruth Barrett, Tidal Time 2016.
Traduzione italiana di Dana la Furiosa, qui l’originale: Oliver Anthony – Rich Men North of Richmond (with Lyrics) – YouTube. La vicenda: decine di milioni di visualizzazioni in una settimana di un cantautore sconosciuto che lancia il grido di rabbia in cui tutta l’America, e oltre, […]
Si sono finalmente accorti che separano madri e figli con la Compravendita di Neonati Commissionati! L’ultimo comunicato di Arcigay comincia così: I figl* delle famiglie arcobaleno per il Governo Meloni nascono orfani di un genitore. [etc etc]
Mi fa molto piacere che alcune firme che conosco tra le 200 femministe pro-GPA vogliano aprire un dialogo su quella che chiamano Gestazione Per Altri, visto che sono anni che il dialogo viene puntualmente negato: prima in Famiglie Arcobaleno (anni Zero), poi in Nonunadimeno (anni […]
Un articolo importante apparso su una rivista di chirurgia in traduzione italiana: https://www.danieladanna.it/wordpress/blaylock-covid-update/ Qui l’originale: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC9062939/pdf/SNI-13-167.pdf Russell L. Blaylock (Retired Neurosurgeon, Theoretical Neuroscience Research, LLC, Ridgeland, Mississippi, United States): “COVID UPDATE: What is the truth?”, editoriale in Surgical Neurology International • 2022 • 13(167) .
La fiera del bebé è saltata – forse per le proteste, forse per mancanza di sufficienti stand, in uno Stato in cui i neonati non sono commercializzati? Il convegno della Rete Dichiariamo si farà il 21 maggio
Il nuovo lavoro di Marco Mamone Capria: “La campagna vaccinale anti-covid-19 in Italia ha evitato milioni di eventi sanitari negativi?” http://www.hansruesch.net/sci-dem/nuocontri_3/covid-ISS_MS.pdf
Mater Iuris. Uscire dalla simmetria giuridica dei sessi nella procreazione. Milano: Editrice XXD 2020
Differenza sessuale; asimmetria giuridica tra i sessi; procreazione; affido condiviso; bigenitorialità; maternità surrogata; conciliazione lavoro e famiglia; violenza contro le donne; amore; matriarcato; aborto; separazioni; etica delle relazioni.
Autrici: Federica Bastiani, Francesca Coppola, Daniela Danna, Sofie della Vanth, Mariachiara Feresin, Barbara Katz Rothman, Cristina Luzzi, Patrizia Romito, M. Dolores Santos Fernandez.
Una distinzione da mantenere: utilizzare “genere” al posto di “sesso” è controproducente per tutti coloro che credono nel pari valore sociale dei due sessi.
L’amore tra donne nella storia
L’amore tra donne nella storia. Roma: Venexia 2019
L’amore tra donne nella storia raccoglie le voci delle donne che hanno espresso questo sentimento con le loro parole private e pubbliche in ambito occidentale, da Saffo a Virginia Woolf.
Il peso dei numeri
Il peso dei numeri. Teorie e dinamiche della popolazione.
Trieste: Asterios 2019
Il volume ragiona sulle dinamiche della popolazione sia dal punto di vista macrostorico che microstorico. Presenta il quadro teorico che vede nel “sistema-mondo” e non negli stati-nazione l’unità di analisi fondamentale per la scienza sociale. Traccia poi una griglia per la comprensione delle motivazioni delle decisioni procreative – includendo nel concetto anche la semplice accettazione della nuova vita concepita – decisioni in cui la volontà femminile ha storicamente acquistato un peso maggiore. Si dà nuovo rilievo alla teoria della domanda di lavoro nel sistema capitalistico come base per l’accrescimento demografico.
Né sesso né lavoro
Né sesso né lavoro. Le politiche della prostituzione. Milano: VandA ePublishing e Morellini, autrici Daniela Danna, Silvia Niccolai, Luciana Tavernini e Grazia Villa
Uscito nello stesso giorno della discussione della Consulta in Italia, il testo fornisce, un contributo indispensabile al dibattito su prostituzione/sex work in Italia. Sfiliamo la testa dalla sabbia dei luoghi comuni, e andiamo oltre slogan sempre più diffusi che negano gravi problemi sociali. Il sex work non è un lavoro come un altro, il concetto di sex work stravolge il senso sia del sesso sia del lavoro.
La Piccola Principe
La Piccola Pricnipe. Lettera aperta alle giovanissime su pubertà e transizione. Milano: VandA ePublishing.
Una lettura per tutti, un piccolo e-book sull'inesistenza dei "bambini e adolescenti trans", in tutte le librerie on line e cartaceo a richiesta.
Dalla parte della natura
Dalla parte della natura: l'ecologia spiegata agli esseri umani. Milano: VandA ePubilshing e Morellini. Il testo è disponibile in ebook nelle librerie online, e in libreria su carta
In un dialogo "a tu per tu" trea la Natura e l'umanità, il testo affronta tematiche nevralgiche per la civiltà odierna: equilibrio ambientale, disuguaglianza sociale, predominio delle multinazionali, visione libera della sessualità. Con un approccio ecofemminista, questo breve ma fulminante pamphlet attacca il sistema capitalista e patriarcale caratterizzato dalla supremazia maschile. E anche se noi esseri umani siamo parte della Natura, questo mondo ha tracciato un solco così profondo tra noi e lei, da renderla non solo estranea, ma addirittura ostile nemica. Queste semplici pagine sono un invito a conoscerla meglio, allo scopo di rispettarla. E in questo processo, cambiare noi, smettendo di modificare lei.
Che cos’è la maternità? Che cosa diventa la maternità quando è “surrogata”? Si tratta di un contratto, della creazione di un mercato per la filiazione (in astratto, in concreto di neonati). Il libro ci racconta che cosa ci aspetta se la regolamenteremo, sulla base delle esperienze di paesi come la California, il Canada, l’India, Israele, la Grecia, la Gran Bretagna e i pochi altri dove questa transazione commerciale (anche laddove viene chiamata “altruistica”, dal momento che generosi “rimborsi spese” sono sempre previsti per convincere le donne a prestarsi) è stata creata nel diritto e quindi nella società.
Daniela Danna: “Fare un figlio per altri è giusto” Falso! Roma-Bari, Laterza 2017
Spesso la ‘gestazione per altri’ o ‘maternità surrogata’ è presentata come un dono, un atto di liberalità e solidarietà da parte di donne generose che aiutano coppie infertili ad avere figli. Ma le cose stanno davvero così? Siamo consapevoli del fatto che non è una ‘tecnica di riproduzione assistita’, bensì una gravidanza come le altre? È giusto considerare delle donne ‘portatrici’ di figli altrui? È giusto che dei neonati siano dati a ‘genitori committenti’ in cambio di denaro?