Contro la sanatoria truffa

Siete i fiori dell’Italia” gridano dalla torre di una fabbrica milanese dismessa gli immigrati che da lassù protestano contro la sanatoria-truffa. Salutano l’arrivo di un gruppo di ragazzi e ragazze del liceo Cremona che portano lo striscione: “Nel mio paese nessuno è straniero”. Najat li saluta dal presidio sotto la torre: “Voi siete il futuro dell’Italia”. La vedo indaffaratissima a tessere contatti per sostenere la protesta dei cinque che, da una settimana, vivono su una torre a 30 metri d’altezza e non scenderanno finché non verranno garantiti non solo i loro permessi di soggiorno, ma la fine delle più grandi ingiustizie contro gli immigrati di questo stato razzista.
Le chiedo se ha cinque minuti da dedicarci: Ci spieghi le ragioni della protesta?
Sono anni e anni che lavoriamo in questo paese sottopagati, sfruttati, in nero, e non siamo stati considerati finora come cittadini, come persone rispettando i diritti umani di Ginevra. Qua non ci considerano niente, solo criminali, clandestini che portano il male a questo paese. E invece no, aiutiamo la crescita, aiutiamo il futuro del paese perché abbiamo i figli che sono nati qua che saranno i cittadini di domani.
I punti della rivendicazione sono sei, la prima cosa è la sanatoria truffa. La chiamiamo truffa perché chi l’ha fatta, chi l’ha scritta, chi l’ha proposta ha truffato coloro che lavorano nei cantieri, nelle fabbriche, nelle campagne a raccogliere pomodori, arance eccetera, aprendo la sanatoria solo per le badanti. Il governo ha dato la possibilità a questi criminali che hanno fatto finta di assumere per il lavoro domestico di organizzarsi a truffarci e prendere 5 o 6000 euro per mettere in regola.
Vogliamo il permesso di soggiorno per tutti quelli che sono stati truffati e altrettanto per quelli che non sono stati considerati e sono qua a lavorare sottopagati. La seconda cosa è il diritto di voto agli immigrati che sono qua da cinque anni, che pagano le tasse, che vivono la quotidianità dell’Italia, partecipano alla crescita dell’Italia. Perché non scelgo il mio sindaco? Non sarò la maggioranza ma almeno sento che partecipo anch’io.
La terza cosa è il diritto di riconoscimento ai figli di immigrati che sono nati qua come italiani. Perché lo sono, sono nati qua, hanno fatto le scuole qua, perché non considerarli italiani? Perché aspettare il diciottesimo anno per dire: “Vuoi essere italiano?” È una vergogna in un paese democratico aspettare che il ragazzo debba avere diciotto anni per chiedere una cosa che lui vive, la sente dentro, perché per essere italiano non ci vuole un certo numero di anni in Italia, ma lo devi sentire dentro. Potresti essere da trent’anni in Italia ma non sentirti italiano. Loro invece si sentono italiani, perché i loro genitori hanno sofferto, hanno dato molto, perciò si considerano veri italiani.
La quarta cosa è il prolungamento della disoccupazione ai lavoratori che quando perdono il posto di lavoro diventano clandestini. Possono essere in Italia da vent’anni o più, avere figli che sono nati qua, ma quando perdono il lavoro ritornano irregolari. Siamo tutti in crisi, lo sappiamo, non pretendiamo un posto di lavoro, solo di essere rispettati e di avere il diritto di andare a cercare lavoro senza stare nascosti in casa nostra.

Perciò prolungamento della disoccupazione come minimo di un anno, per dare il tempo di trovare questo maledetto posto di lavoro. La quinta cosa è il diritto di asilo, il diritto di essere trattati come persone. C’è anche nella Costituzione italiana che bisogna tutelare questi ragazzi che scappano dalle guerre, dalle sofferenze e dalle dittature per chiedere una vita dignitosa nella libertà e democrazia di questo paese, ma questo paese ormai non considera più nessuno come rifugiato, è una vergogna.
Infine avere il permesso di soggiorno dopo aver denunciato il lavoro nero, la ratifica della direttiva europea che prevede l’emersione del lavoro nero.

Pensate che la protesta si estenderà ad altri coraggiosi in altre città?
Dico che tutti gli immigrati hanno voglia di fare qualche azione estrema perché ormai non ce la fanno più, hanno perso tutto, non c’è più niente da perdere. E aggiungerei che anche gli italiani non ce la fanno più, e anche loro devono darsi una mossa e affiancarsi a noi perché anche loro sono nella nostra situazione. Hai sentito l’ultima cosa ufficiale che ha detto l’INPS, che i precari no avranno pensione? Guarda che è grave questa cosa, è molto grave, la vogliamo dire.
Certi italiani non hanno capito che il problema non è solo dell’immigrato. Fanno pagare all’immigrato ma fanno pagare anche gli italiani. Noi paghiamo, voi pagate ma il governo parla di altro, fa delle serate, va a Ruby… Non me ne importa niente della vita privata del presidente del consiglio, ma lui deve capire che è un presidente che ha fallito, e deve lasciare la sedia dove sta, perché ha fallito con tutto, sia con gli italiani sia con gli immigrati.
Noi siamo peggio di quelli detti del Terzo mondo, perché questo è un paese dove la gente ha dato la vita per la libertà e la democrazia, non dimentichiamolo.

Gli abitanti del quartiere vengono a trovarvi?
Gli abitanti del quartiere dobbiamo ringraziarli e chiedere scusa. Loro sono molto solidali, e noi li rispettiamo, abbiamo dei patti con loro. Ci stanno aiutando, ci stanno dicendo: “Continuate così”. Italiani e immigrati, ormai siamo tutti uniti. La novità di questa battaglia, che gli italiani non sono abituati a vedere, è che sono gli immigrati a gestirla.
E tra questi molte donne di diverse nazionalità (Najat è egiziana) – e a questo non sono abituati gli uomini egiziani, in maggioranza al presidio. Ma hanno accolto la novità, come mi racconta un gruppetto di ragazze venute per assistere alle lezioni-testimonianze dell’Università dei migranti, una delle tante iniziative di solidarietà sotto la torre.